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Il design dei servizi per Journey in Italy

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Il design dei servizi per Journey in Italy

Il design è una disciplina in grande sviluppo, che si occupa di “oggetti di progetto” sempre diversi, non solo quelli tradizionali come i prodotti, la grafica, gli interni, ma anche altri ambiti, come nel caso specifico, i servizi. Il design dei servizi è l’ambito, teorico e pratico, più appropriato per l’iniziativa “Journey in Italy”. Questo approccio mette al centro l’utente dell’esperienza turistica, cercando di comprenderne non solo le esigenze materiali ma anche le richieste meno esplicite: le emozioni, il bisogno di apprendere, la richiesta di autenticità, la relazione con l’ambiente locale, con le persone, con la storia e la tradizione di quel contesto.

Il design italiano ha maturato una significativa reputazione nel mondo, legata ad aspetti che potremmo chiamare propri della vita di ognuno. È un design del lifeware, un termine che indica tutto ciò che è nella quotidianità: cibo, mobilità, casa, vestiti, e comprende anche tutti quei momenti che rendono l’esistenza di ognuno pregnante, come può essere quel momento di felicità associato alla scoperta di un luogo, al gusto di uno specifico alimento, al piacere della conversazione e del confronto con chi vive in quel luogo.

Il design dei servizi parte dalla persona, che non è semplice portatrice di interessi ma è essa stessa portatrice di capacità. Il progetto dell’esperienza turistica non può prescindere da questa dimensione, considerando le persone non come attori passivi ma come protagonisti attivi nella fruizione sostenibile di luoghi spesso delicati, fragili, eppure degni di una valorizzazione capace di renderli accessibili e, al contempo, protetti.

Ci occupiamo di design e di formazione al design. Il design è una disciplina che si occupa di innovazione e di benessere, una pratica propria dell’agire umano che trasforma tecnologie grezze per migliorare la qualità della vita delle persone. Il design ha diversi oggetti di progetto, compresi quelli lifeware, tutti quei prodotti che in qualche modo vestono la vita quotidiana di ognuno, incluso il cibo. Il design si occupa di alimentazione, dall’atto alimentare di chi sorseggia un buon bicchiere di vino o consuma un delizioso piatto di spaghetti, fino all’esperienza del luogo del consumo, da una bella tavola imbandita alla calda atmosfera di un ristorante ben progettato.

E poi ci sono i modi di mostrare il cibo: spesso siamo sollecitati ad “inventare” nuove forme dello stesso oppure a presentarlo con packaging efficaci e, spesso, parlanti per raccontare le qualità di quel prodotto, gli aspetti nutrizionali, i contributi – eventuali – apportati al benessere della persona. E aspetti che oggi diventano sempre più significativi come la dimensione prevalente della “sostenibilità” del cibo.

Il design oggi si occupa di servizi progettando le interfacce che fanno capire alle persone come poter evitare comportamenti scriteriati. App come Too Good to Go ci esortano a “salvare il cibo”, recuperando alimenti in scadenza e distribuendoli a privati cittadini e a bisognosi, grazie alla potenza dei network e di logistiche sempre più efficaci. Oppure Babaco Market che salva i brutti ma buoni, vegetali e frutta di stagione che si presentano con forme strane, non sono lucidati a festa o hanno piccole ammaccature.

E poi c’è la tecnologia. Recentemente una nota azienda che produce pasta ha sperimentato con degli esperti di design e di tecnologia alimentare, soluzioni efficaci per la logistica. Un pacco piatto, ben riempito, dove non c’è aria perché non ci sono forme 3D e cave, funziona meglio.

Il tema del servizio e del suo progetto è poi particolarmente intrigante se si pensa alla dimensione sociale del consumo alimentare. Mangiare insieme è, forse, ciò che ci rende più di tutto umani. In questo aspetto il design gioca un ruolo importante perché crea ambienti e rituali che favoriscono la relazione, spesso sono oggetti che innescano conversazioni e relazione, come i cerchi rotanti delle tavole cinesi. Tutto questo è design che ha al centro la “relazione”, talvolta mediata dagli oggetti, talvolta dagli ambienti che, innovando, contribuisce a migliorare il benessere delle persone.

Prof. Francesco Zurlo
Preside della Scuola del Design del Politecnico di Milano

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