Wellbeing e sostenibilità sono due parole che hanno una profonda relazione con il design: fin dalle origini del design come rappresentazione e manifestazione della modernità, lo scopo primario era di consentire al più ampio numero possibile di persone di accedere al benessere al suo massimo grado e con la massima diffusione. Gli oggetti si sono evoluti tecnologicamente e qualitativamente con l’obiettivo di migliorare la vita e gli ambienti in cui la vita si svolge. Per questo, la storia del design è ricca di eccellenti esempi di soluzioni per la vita quotidiana, manifestandosi spesso come prodotti funzionali o arredamenti. Tra i sostenitori di questa iniziativa, ad esempio, c’è Vittorio Dassi, uno dei più alti esempi della storia del design per l’abitare, concepito per migliorare il benessere attraverso la percezione di spazi e funzioni qualitative.
Anche il cibo e la sua industria, in questo ambito, i sostenitori di questo evento sono numerosi, hanno percorso la strada del benessere e del sostentamento sia primario che percettivo dell’essere umano. Il design e la creatività hanno assecondato lo sviluppo di ciò che è artificiale e sofisticato per aumentare il benessere degli esseri umani. È una storia di successo che oggi pone interrogativi ed evidenzia i suoi limiti: oggi possiamo occuparci di progettare con una visione “more than human” in cui possiamo concepire altrettanta sofisticazione e artificialità non forzando la natura al nostro benessere, ma usando il potenziale della nostra evoluzione tecnica e sociale per migliorare tutto ciò in cui gli esseri umani vivono.
Il paradigma: uomo-artificialità-benessere oggi può essere evoluto in una visione di artificialità al servizio di un benessere complessivo e sostenibile in cui l’essere umano è solo una delle variabili. Artefatto-natura-benessere potrebbe essere il nuovo paradigma, ponendo le nostre conoscenze e la nostra capacità di trasformare a beneficio di un ambiente in cui gli umani vivono e vivranno. In esso, le qualità intrinseche dei prodotti di ogni categoria, dagli arredi di design ai prodotti alimentari eccellenti delle tradizioni e dei territori a una scala globale, possono collocare l’uomo in una posizione ancora centrale ma più funzionale alla qualità dell’esistenza sua e del contesto in cui vive.
In fondo, la vocazione del design è proprio questa: interpretare l’artificiale per trasferire al mondo ogni suo valore. Perciò, la nostra Scuola del Design al Politecnico di Milano è impegnata nel valorizzare culturalmente e scientificamente la conoscenza sui grandi temi del benessere, ma al contempo siamo impegnati nella ricerca che coinvolga la nostra storica esperienza in design di qualità per un ulteriore passaggio verso l’innovazione dei prodotti e dei servizi per nutrire, vivere e mantenere il mondo in cui viviamo.
Prof Matteo Oreste Ingaramo
Polimi
Speech UN Headquarters
16 novembre 2023